Un codice per la cultura

 

Le potenzialità del QR Code nella promozione dei beni culturali

 

 

Vi sarà certamente capitato di imbattervi, girando per mostre o sfogliando giornali, in curiosi quadrati densi di pixel, disposti apparentemente in ordine casuale.

Per chi è un minimo avvezzo alla tecnologia sa che si tratta dei QR code, acronimo di Quick Response Code, ovvero codici che possono essere letti con uno smartphone o un tablet e che consentono di collegarsi con facilità ad una pagina web, visualizzare un video o informazioni testuali.

Nato in Giappone nel 1994, il QR code ha avuto un’adozione significativa intorno al 2010, con la diffusione a larga scala degli smartphone e più avanti dei tablet.

Il QR code possiede capacità notevoli di utilizzo e di comunicazione in quanto in un solo codice, composto da una matrice di 29×29 quadratini, possono essere contenuti fino a 7.089 caratteri numerici e 4.296 caratteri alfanumerici(!).

 

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La flessibilità di utilizzo è notevole, in quanto risulta possibile ad esempio ampliare le informazioni riportate su un tabellone turistico (se non addirittura sostituirlo), rimandare a contenuti multimediali un oggetto esposto ad una mostra, o magari trasmettere i propri dati nella rubrica di un telefono, evitandone la digitazione.

È anche possibile superare la seriosità del QR code modificandone i colori o inserendo al suo interno un logo aziendale od immagini, in quanto il codice possiede un algoritmo di correzione che consente la lettura di alcuni byte anche se sono stati coperti.

 

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La grande possibilità comunicativa dei QR Code non è sfuggita alle sperimentazioni del mondo artistico. Tra i molti che ne hanno fatto uso c’è il conosciutissimo Banksy, ma è anche affascinante l’opera dell’artista tedesco Sweza, che ha disseminato Berlino con manifesti raffiguranti il disegno di uno stereo portatile nel quale era stato inserito un QR Code: scansionandolo è possibile ascoltare un brano musicale, dando vita e significato all’opera.

In campo turistico le possibilità che offre l’applicazione dei QR Code sono davvero interessanti, in quanto evitando ingombranti cartelli è possibile veicolare ai visitatori informazioni testuali o multimediali, anche in più lingue, con estrema facilità.

 

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Nel caso ad esempio delle innumerevoli chiese campestri che caratterizzano il territorio del Monferrato, spesso chiuse e visitabili solo esternamente, con un semplice link sarebbe possibile offrire una visita virtuale del loro interno, nonché una descrizione delle opere che vi sono esposte.

Tra i moltissimi esempi che sono stati realizzati a favore della cultura e del turismo, è interessante il caso dell’Associazione Beni Culturali di Chiusa (provincia autonoma di Bolzano), che ha mappato gli edifici storici della città, considerata tra i borghi più belli d’Italia, applicando a ciascuno il proprio codice grafico.

Per i turisti è così immediato visualizzare sul proprio smartphone, nella lingua preferita, informazioni, immagini e piantine dei monumenti e dei luoghi di interesse locali, con il vantaggio di potere inoltre fruire di una connessione Wi-Fi gratuita.

Produrre QR Code è ormai facile ed economico, così così come lo è fruire delle informazioni che veicola: condizioni ideali per una diffusione su larga scala.